Foto da; Pinterest.com
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UN BANCO AL MERCATO
Amici del Bear’s Garage mettetevi comodi…slacciatevi gli stivali e assaggiate un pò di tè alla menta. (la birra è finita…)
Al bivacco oggi si parla di un personaggio che è stato protagonista della scena francese e internazionale nel periodo in cui nascevano i grandi raid africani. Uno di quelli che ha creato il modo di intendere l’avventura in moto come la conosciamo oggi, che ha contribuito a far nascere un genere motociclistico ancora di grande attualità e che ha mangiato molta sabbia per raccontarci che sapore ha….
C’era un’aria frizzante a Parigi nel 1973, soffiava un vento carico di entusiasmi avanguardisti e voglia di sfide al limite. Un’effervescenza anni 70 insomma. A “Moto Journal” lavorava un fotoreporter, un tipo un pò hippy un pò Indiana Jones …un pò scanzonato e un pò cazzuto …in fondo se eri sveglio in quel periodo avevi entrambe le attitudini. Quel tipo lancia una sfida al mondo editoriale di settore e in giugno parte per l’africa con quel bombardone da rapina che rispondeva al nome di kawasaki 900. In tanti se la sarebbero fatta sotto anche solo a portare la fidanzata sugli Champs Elysées in una tranquilla domenica pomeriggio e invece lui si inventa di attraversare il deserto del Sahara a tutta velocità in piena estate! Sissignori una superbike in mezzo all’africa selvaggia, dove il concetto di strade e di cafè racer fa sbellicare anche i dromedari. Folle esperimento avanguardista appunto…. Fu un grande successo.
Di ritorno da quella esperienza magica inizia subito ad organizzare il viaggio della sua prima volta a Dakar. Ottiene un’altra Kawasaki in prova, ma questa è una “Big Horn 350” moto fuoristrada più adatta al deserto, che lo condurrà fino in fondo a quella nuova avventura, consacrandolo nell’olimpo dei solcatori di sabbie. Per fare quello che fa lui in quegli anni e con quei mezzi devi avere talento e palle, oltre che un manico fuori misura! E lui dimostrerà di poter aprire un banco al mercato: Ha scoperto e tracciato in Egitto nuove piste come la Bahariya/Siwa, El Kharga/Abu Simbel….gli egiziani le hanno asfaltate solo vent’anni dopo!
Ha stabilito il record della Transahariana: Tamanrasset-Algeri 2000km dall’alba al tramonto, in sella ad una Yamaha XS1100. (gli puzzava la vita!?!) Durante le molte edizioni della Paris Dakar, dove parteciperà in moto e in auto, sarà sempre protagonista e dopo la tragica morte dell’amico Tierry Sabine il padre Gilbert nel 1994 gli chiede di prendere le redini della corsa. D’altronde il nostro nel 1980 si era già inventato il Rally della Tunisia e successivamente il Rally dei Faraoni, poi la Desert Cannonball e il Rally della Pace sul confine tra Egitto e Israele, dimostrando di avere anche ottime qualità di organizzatore. Questo francesino ha un viso gentile e un sorriso che lo fa sembrare lì per caso quando è davanti all’obbiettivo e non dietro, ma deve covare un animo da tempesta di sabbia visto l’amore che ha per il pericolo e l’avventura Ha un nome da saggista impegnato, da attento osservatore dei mutamenti sociali dei suoi anni…si chiama Jean Claude Morellet…sentite come suona bene?!
Pare che una sua amica affettuosamente lo abbia soprannominato “Fenouil” (finocchio) per via della capigliatura riccioluta e ribelle che portava. La fanciulla non poteva immaginare di aver creato un’icona. Nessuno lo avrebbe mai più chiamato col suo nome di battesimo: Fenouil è diventato quasi un nome di battaglia, tant’è che alla Dakar lo scrisse sul casco e sulla moto a grandi lettere. Fenouil , classe 1946, non è solo un ottimo pilota e un avventuriero arrembante. E’ un simbolo. Rappresenta un’epoca leggendaria e selvaggia in cui uomini dall’animo leggero e dal polso pesante hanno creato un genere che è andato al di la delle generazioni e dei tempi. Giocando con la sua vita, come tanti meno fortunati di lui, è riuscito a sopravvivere ai suoi impulsi tempestosi col gas aperto, lo sguardo lontano e quel sorriso garbato.
Non gli saremo mai abbastanza grati.
Bene amici, si potrebbe continuare a parlare del vecchio Fenouil fino a domattina…ma è finito anche il tè… e all’alba si riparte. Il prossimo bivacco ci troverà qui tra avventure, persone straordinarie e luoghi da scoprire.
Buona strada, dovunque stiate andando.
Rad Sherpa
Foto da; www.google.it
In questo momento dove molti di voi sono in vacanza o si apprestano a partire, un piccolo post su un mezzo Cool destinato a questo appuntamento. Tutto il progetto realizzato dal’ architetto Will Winkelman di Portland, “gira” su una meccanica Chevrolet Viking del “59 precedentemente utilizzato come scuolabus. Il cliente ha le idee chiare e vuole un mezzo dal DNA classico, un carattere raffinato in stile anni “60 “probabilmente i preferiti dal cliente di Will”. Un mezzo con il quale inoltrarsi nella natura per gite e vacanze al’ insegna del relax da condividere e ricordare.
Dopo un restauro accurato della struttura esterna che sentiva le miglia degli anni, il Viking lascia lo squallido bicolore a vantaggio di un meraviglioso color verde menta satinato, che senza fronzoli cromati avvolge le curve del Chevrolet ora pronto per ricevere l’ allestimento interno. Dopo aver inserito impianti idraulici, elettrici e sonori lo space viene rivestito con un luminoso colo beige, e un pavimento in pino recuperato che si fonde con gli arredi disegnati e realizzati da Will in quercia bianca. Sembra di entrare in una camera di hotel anni “60 e anche se l’ impatto appare un po’ kitsch basta poco per apprezzare gli arredi e i dettagli come le lampade, i tessuti e i metalli “supporti tende e rubinetti”.
Le varie possibilità dei divani che si trasformano in letti per gli ospiti, sono state studiate e realizzate da un noto costruttore di imbarcazione che contattato da Will ha mantenuto elegante e funzionale lo spazio dei “villeggianti”. Con una meccanica fatta a nuovo e relativi rinforzi del telaio, questo Chevrolet Viking realizzato nel 2012 dopo 6 anni è pronto per fare il giro del mondo …… chiaramente è sempre una questione di tempo e di ferie.
Buona vacanza a tutti dal Bear’s Garage.
Bear”34
Foto dal web; Google.com