Grazie Stirling……

Ciao Stirling….

Mayfair Londra, 12 aprile 2020, in una mattina di Pasqua muore Stirling Moss. Campione del Motorsport nato il 17 settembre 1929 West Kensington, Londra UK. L’ Ex Pilota esordì nel gran premio di formula uno del 1951 in Svizzera, e da allora è stato sempre un viso presente agli eventi motoristici internazionali come l ultimo a Monza nel 2015 “ospite di Mercedes”. Figlio di Alfred piazzato 14° alla 500 miglia di Indianapolis nel 1924, Stirling ha partecipato a 529 gare vincendone 212, pochi piloti di quella generazione hanno avvicinato questo risultato.

Nonostante 16 gran premi di formula uno vinti, Stirling non vinse mai un titolo mondiale ma la sua abilità di guida lo rendeva un vero camaleonte che lo ha portato a vincere anche Mille Miglia e Le Mans. Un “matrimonio” sportivo ha legato l’ immagine di Moss a quella di Mercedes che nel 1955 le mise a disposizione la Mercedes-Benz W196 con la quale ottenne subito due vittorie. Sempre alla guida di una delle più belle auto di sempre, la Mercedes-Benz SLR300, Moss nel 1955 vince la Mille Miglia.

Nel 1962 quando la carriera di Moss era nel pieno dei successi, rimase vittima di un brutto incidente sul circuito di Goodwood. Si trattava del Trofeo Glover e Moss era alla guida di una Lotus, le conseguenze furono molto gravi e il pilota britannico rimase in coma per un mese. Una lunga riabilitazione le diede tempo di riflettere sul suo ritiro che comunicò nel 1963 dopo alcuni test fatti con Lotus. Nonostante questo partecipò alla fine degli anni 60 a qualche evento sport, endurance e campionato touring Inglese. Numerose le rievocazioni storiche alle quali Moss ha partecipato con la Mercedes-Benz 300SLR, occasioni che lo hanno reso noto anche alle generazioni più giovani.

Oggi al Bears Garage lo vogliamo ricordare alla guida della MB-SLR300 mentre sorridente entra in Piazza del Castello a Ferrara, Inglese simpatico e tremendamente veloce.

Grazie Stirling, riposa in pace…….

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Foto da; Google.com

In Braghe Corte……

Qui al bivacco del Bear’s Garage  è una brutta serata…una tempesta di sabbia mi costringe a stare chiuso dentro la mia tenda. E’ una di quelle che non scherza, la tenda si muove forsennatamente, il vento urla forte e la sabbia inizia ad infilarsi da tutte le parti…so già che non dormirò stanotte. Non resta che aspettare che passi… Questa clausura forzata mi fa venire in mente i grandi eroi della Dakar dei bei tempi a noi tanto cara, quei personaggi che sembrava non si sarebbero fatti scoraggiare da niente…..quelli che… “è il bello della gara”.

Voglio raccontarvi di due uomini per i quali ho sempre avuto grande simpatia: i fratelli Claude e Bernard Marreau, fanno parte di quella categoria di personaggi che a vederli si potrebbero definire “antieori”. Non sono belli, sono vestiti in modo inadeguato, sembrano finiti li per caso con la macchina della zia….eppure… Sin dalla prima edizione della Dakar questi due fratelli furono protagonisti: si presentano al via con una Renault 4….al Trocadero quasi li prendevano in giro! Quei due tipi della periferia di Parigi sembravano capitati li per sbaglio e invece dimostrarono di avere grandi capacità e che tutto sommato non erano così improvvisati come poteva sembrare.

Infatti la mitica R4 scelta per partecipare era in versione Sinpar, azienda del gruppo Renault che forniva la Gendarmeria e il Corpo Forestale francese, una rudimentale 4X4 (bisognava fermarsi per inserire la trazione integrale). Grazie all’aiuto della Sinpar, i due fratelli completarono l’opera con il motore della R5 TS da 80 CV, freni a disco anteriori, roll-bar e rinforzi vari a telaio e carrozzeria.  Il loro aspetto traeva in inganno: barba lunga, T-shirt, calzoncini corti, sembravano andare in vacanza più che al rally raid che ha fatto storia!

Eppure fu un esordio eccezionale, furono quinti assoluti al traguardo, secondi tra le auto e protagonisti della gara riuscendo anche a vincere una tappa terribile: la Agadez – Niamey 920 km di cui 230 cronometrati. Nessuno rideva più…… La loro carriera continuò e nel 1982 vinsero la loro sfida con la Dakar arrivando primi al lago rosa con una Renault 18 Turbo sviluppata da loro: un giocattolo da 140 CV a trazione integrale e con lo scarico sul tetto per i guadi come sulla R4…ormai un marchio distintivo per i due. La storia di questi due avventurieri continuò per molti rally ancora, il loro stile “naif” ci ha sempre regalato il gusto della sfida vinta da Davide contro Golia. Ma la verità è che gente come questa sembra piccola davanti alle grandi difficoltà, ma si dimostra essere gigantesca. I piccoli improvvisati con l’utilitaria hanno dimostrato la loro vera forza: nelle grandi sfide emergono le grandi qualità. Tanto piccoli davanti al deserto e così grandi nell’affrontarlo ….. proprio come noi chiusi ad aspettare che passi questa tempesta.

Buona strada, dovunque stiate andando.

Rad Sherpa

Foto da; Google.com “immagini”

 

 

L’ Allison di Jocko Johnson….

Lo streamliner di Jocko Jonson è forse il più radicale mai costruito anche grazie alla scelta meccanica che nel 1959 cadde sul gigantesco motore Allison V12. Un motore costruito dalla Allison Engine Company e destinato a macchine volanti e non certo a quattro ruote, utilizzato su molti velivoli dell’USAAF durante la seconda guerra mondiale compreso il mitico P-51° Mustang. Il progetto di Jocko si presenta come una scultura “lo stesso Marinetti ne sarebbe orgoglioso”, linee che soddisfano l’ occhio senza fare i conti con il CX aerodinamico che a quei tempi era solo un concetto avionico.

Osservando il mezzo si nota la posizione del pilota, bassa, centrale con i due parafanghi anteriori che vanno oltre l’ altezza del casco. La carreggiata e il passo sono imponenti e i ventiquattro tubi cromati “zoomies” numero doppio dei pistoni sparano al cielo il suono di questa meraviglia meccanica. Con una potenza di oltre 3000 cavalli vapore lo stramliner si presenta plastico nelle forme con una coda rastremata che termina con un tubo cromato “utilizzato per i lanci a spinta” al quale veniva agganciato il sistema luce per il trasporto sul carro attrezzi in gergo americano “scivolo”.

La storia di questo streamliner in termini di competizioni è molto interessante scritta da personaggi noti alla scena kustom dell’ epoca fino ai giorni nostri.  Jocko Jonson realizzò questo prototipo come studio di stile in alluminio, considerato il risultato del gesto artistico lo completò con l inserimento del mastodontico motore Allison V12.  Iscritto all’ NHRA “National Hot Rod Association”, Jocko partecipa ad una competizione per auto a benzina e strappa il primo record con 193 miglia orarie. Dopo questa esperienza, cede lo streamliner a Mr. Dean Moon che sostituisce il prodigioso V12 con un più comune big block V8 Chevy. Ribattezzato Moonliner  lo streamliner arriva sul Bonneville nel 1974 dove con una livrea rossa a finiture nere promuove la società Budwiser, il lancio spinge il Moonliner a 285 miglia orarie……. alla guida il velocissimo Gary Gebelich.

Terminata la campagna pubblicitaria di Budwiser, Mr. Moon rivernicia il Moonliner nell’ unico colore possibile il giallo a finiture nere, colore che ancora oggi sfoggia sulle linee del mezzo esposto in occasioni speciale e ospite in musei per esposizioni dedicate alla velocità. Sicuramente poteva scrivere molte pagine sul libro delle “Speed Land” ma la storia del Moonliner rimane una delle più affascinanti di sempre. Vederlo sulla salina del Bonneville è sempre un’ emozione anche se arriva come special guest perché gli streamliner moderni sono macchine volanti senza ali, forse è per questo che il visionario Jocko utilizzo l’ Allison……….

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Foto dal web; Google.com