La Visione……

Dicembre 2019, ricevo dall’ Amico Marco le foto di questa motocicletta da lui realizzata con il supporto dalla crew  “Unique Cycle Work” e mi chiedo; cosa c’ è in questo progetto che mi rapisce così tanto ? io le Laverda non le ho mai “amate” e non ne ho mai avuta una.  Guardo e riguardo le foto e la mente va a quanto La Visione di Zio Marco ha potuto fare su questa meccanica, che non è stata certo un icona  delle due ruote. Su giornali, nel web spesso leggo di Imprenditori di successo che acquistano marchi prestigiosi per lanciarli a nuova vita ma poi……… Tutto si perde con la presentazione di una show bike spesso nemmeno funzionante. Da qui la domanda, cosa manca a quei progetti per dare vita alle meccaniche d’ altri tempi ? ……..Credo manchi La Visione, La visione che nasce dalla conoscenza dei particolari che rendono belle le motociclette. Quelle soluzioni che se non le hai in mente non le trovi in nessun catalogo ne file.

Per fare risorgere le aziende motociclistiche italiane occorrano nuove Visioni e persone come lo Zio Marco che ha avuto la fortuna di nascere con una dote in via d’ estinzione “La Passione”. La passione per le meccaniche del nostro paese, per quei 200 grammi di alluminio che si chiamano carburatore e che spesso scritto sul fianco portano un nome Italiano.  Per quelli della mia generazione essere curiosi era l’ unico modo per conoscere le cose, in un epoca dove la carta stampata disponibile parlava di cross e motociclismo tecnico, essere quello che “ne sapeva” ti portava ad essere un “figo” della panchina. Quel luogo ove i cinquantini puzzolenti di ricino erano sempre a due metri da noi e Il fatto di smontarli continuamente, di osservare le differenze tra i modelli e il desiderare la marmitta che non avevi, ha portato una intera generazione a smontare, modificare e rimontare l’ impossibile anticipando sicuramente l’ era del custom arrivata solo negli anno 80.

Lo Zio Marco è un coetaneo ma a differenza di molti di noi addomesticati ad una visione unica delle moto, ha mantenuto e maturato la curiosità e la capacità di rinnovare la sua Visione delle cose in particolare delle motociclette. Non è il primo modello che nasce dalla mente dello Zio e dal lavoro dello Zio Vincenzo, ma questa Laverda esalta questo concetto in modo particolare.  Parlando un po’ della motocicletta, si tratta di una Laverda 750 GT con il classico bicilindrico di Breganze parallelo dalla geometria massiccia e con disegnati carter, oggi ricoperti da un elegante nero goffrato. Stessa sorte per il gruppo termico rifilato nello spessore delle alette. “Natural allu” per il monoblocco che vede cromati due coperchi alla base dello stesso. Carburatori con cornetti e classica retina, permettono al bicilindrico di respirare e suonare in tonalità Laverda. Sopra al motore lo splendido serbatoio “in realtà originale” che con una grafica tanto semplice quanto ricercata da nuova connotazione al bicilindrico. Il suo nome è Riviera, scritto in due dimensioni su un verde metalflake impreziosito “se ci fosse bisogno” da un nuovo logo in bronzo a firma della factory dello Sprofondo Sud. Guancette a protezione delle ginocchia e porta oggetti in tondino cromato completano un serbatoio semplicemente splendido.

Il telaio nero opaco come le sospensioni anteriori e posteriori carenate accettano componenti cromati in un continuo cambio di dimensione, i parafanghi cromati aumentano l’ effetto 70’S e fanali anteriore “Originale” e posteriore mantengono fede alla linea senza troppe rivoluzioni. Le frecce utilissime quanto discrete completano con il fanale supplementare asimmetrico il reparto luci. Orologi rigorosamente analogici mettono sotto controllo la bicilindrica di Braganze mentre la sella color cuoio bassa e morbida va in armonia con la borsa Juta/cuoio. Con uno scarico UCW By Fresco questa bicilindrica è pronta per i tornanti della South West Coast semplice, sexy e unica come Le Visioni di Zio Marco.

Bear”34

Foto; Gentile concessione di Giuseppe Caggiano

 

 

 

Bears Garage 2019….


Cari Amici, Come state? Siete giunti nuovamente alla “staccata” dell’ ultimo tornante del’ anno e dovete decidere quando chiudere il gas e attaccarvi al freno ??………

Bhe noi del Bears Garage siamo nelle stesse condizioni e dopo un anno passato a manetta, abbiamo deciso di staccare dolcemente, di non rischiare troppo per non rovinare una corsa durata un anno intero. Tante giornate trascorse al lavoro, con un occhio sulle nostre passioni a due e quattro ruote. Abbiamo conosciuto nuovi Amici e partecipato agli eventi ai quali ci avete invitato, Grazie. L’ apertura del Bears Garage di Roberto è stato un momento importante per noi e ringrazio ancora una volta chi ha voluto condividerlo con noi. Grazie a tutti quelli che lo vivono come centro per le proprie bike o come luogo dove passare mezz’ ora tra cordialità e amicizia.

Il viaggio in Giappone organizzato da Junior, mi ha dato la possibilità di partecipare al “28° Yokohama Hot Rod Show”, spiegare questa esperienza è difficile anche per un chiacchierone come me, magari lo farò prossimamente nelle pagine del Blog inserendo foto e notizie di Amici e storie conosciute. Da qui una riflessione, quando pensi che certe cose non potranno accadere per vari motivi, è proprio la vota che la sorpresa ti fa die Wauuu …… Per questo voglio dire Grazie a Francesco e Lucia per questo regalo incredibile.

Ora sarete già in traiettoria dopo questa staccata e vorrei augurarvi una percorrenza alla corda fluida, un Buon Natale a voi con i brindisi migliori senza esagerazioni, magari in Famiglia e con gli Amici di sempre. Ci sentiamo a Gennaio con qualche novità.

Auguri di Buone Feste e Felice 2020.!!!!!!!!!!

P.S.:  Il tornante è finito, non fate i mollaccioni e date Gas !!!!!!……….              Se si muove un po’ lo sapete….. ha un brutto carattere specialmente quando ha i “tacchi”.

Bear”34 & Son

Da Dean a Shige………..

Dean Moon classe 1927, un Hot Rodder che ha dedicato la vita alla Produzione di componenti per le corse con scopo di rendere più sicuri i mezzi lanciati su laghi prosciugati e drag racing. Coinvolto sin da giovane nel retro del Moon Cafè  gestito dal padre ove una pista di kart ha esaltato la sua passione per i motori, fu  Membro fondatore della “Speed Equipment Manufacturers Association 1963” dedicando grande attenzione alla produzione di serbatoi, coppe ruote e altri componenti race in alluminio lucidato e cromato. Dean ha gestito questa storia piena di eventi e successi ottenuti con le sfavillanti vetture, rigorosamente in “Yellow-Moon” e piene di cromo fino al 1987 anno in cui Mr. Moon passò a miglior vita.

Dopo alcuni anni di attesa, il marchio dagli occhi più veloci del pianeta passa di mano a Mr. Shige Suganuma  da anni fedele importatore per il mercato Giapponese dei prodotti Moon Eyes. La sua capacità di riorganizzare e dare nuova vita al progetto di Mr. Moon, non si fanno attendere e oggi possiamo ammirare ed apprezzare tutta la gamma di prodotti, mezzi ed eventi gestiti ed organizzati da Mr. Shige e la sua Crew.

Yokohama Hot Rod Show, come dice Junior può apparire solo un acronimo per promuovere un evento ed invece è un luogo magico, ove da 28 anni il pianeta Moon Jp ospita le produzioni più Cool del pianeta terra  per un giorno. Oltre 250 espositori che presentano orgogliosi i propri lavori a due e quattro ruote.  Le migliori produzioni custom vengono fotografate e filmate da migliaia di persone come opere d’ arte esposte in un grande museo, tutto questo in una cornice ben organizzata e tranquilla che ti ricorda di essere nel sol levante.

Presente sin dalle prime ore del mattino, Mr. Shige riceve i suoi ospiti e regala un sorriso a tutti, incrocia saluti e strette di mano ringraziando e rendendosi disponibile per uno scatto ricordo. Tanti gli ospiti Americani che si confrontano con i lavori precisi e maniacali dei Giapponesi, una Kultura che viene espressa anche nelle produzioni di abbigliamento, accessori e arte presentate alle due estremità del Pacifico Hall Yokohama “spazio espositivo di oltre 20.000 metri quadrati” pieno di Arte in movimento.

A rappresentare l’ Italia la redazione di LowRide con l’ iconico storico Giuseppe Roncen, l’ Amico Fabrizio di 70’s Helmets  con le produzioni dei preziosi caschi e l’ Amico Blaster, Artista Kustom noto in tutto il mondo. Visitatori da ogni angolo del globo hanno condiviso una giornata indimenticabile, trascorsa tra migliaia di Hot Wheels multicolori e una Convention Vans che hanno mostrato la fantasia degli Artisti intervenuti. Ma le sorprese al pianeta Moon non finiscono mai ed ecco che il generoso Shige invita tutti la sera dopo al Moon Area 1 dove con un BBQ e Birra per tutti ci ha rapiti in questa “Disneyland” del Kustom aperta fino a notte fonda.

Un grazie a tutte le persone incontrate con le quali abbiamo condiviso una grande passione per questo inesauribile mondo.

Grazie a Mr. Shige Suganuma per la sua ospitalità.

Bear”34 e Junior

Foto di; Francesco Longo

 

 

 

Da Radio-Bivacco “8

COME TEX…..  La fiamma è più viva che mai qui al bivacco del Bear’s Garage ed è un vero piacere ritrovarvi qui alla luce dei nostri sogni e delle nostre passioni.

Si tratta di passione, matta e incontenibile come tutte quelle vere, quando dalle parti di Udine nei primi anni 70 un ragazzino tortura il Piaggio “Ciao” dello zio, demolendolo nei campi dove corre all’impazzata. Il papà decide quindi di regalargli la sua prima moto: una Gori 50. Nessuno di noi ha mai potuto ringraziare abbastanza quel papà. Il ragazzino, che ha imparato a guidare da solo  e che da autodidatta si iscrive alle prime gare di quella che ancora si chiama “Regolarità”, segnerà un’epoca e regalerà al suo Paese grandi soddisfazioni.

Il 5 dicembre 1962 a Udine nasce Edi Orioli, che già dalla fine degli anni 70 fa parlare di se nei campionati di Regolarità, prima di partire alla conquista dell’Africa in età matura, dove si calcola che abbia percorso 220.000 km in gara… nonostante avesse un contratto in tasca per correre nell’enduro, avendo già vinto anche il mondiale, il richiamo del deserto è irresistibile. Oltre ad altri numerosi successi, mi piace ricordare che con 3 marchi motociclistici diversi, Honda, Cagiva e Yamaha, ha vinto 4 Parigi-Dakar, dove vanta 11 partecipazioni consecutive senza mai ritirarsi e chiudendo quasi sempre tra i primi dieci e dove ha ben figurato anche in auto, altra sua grande passione.

Unico Italiano a riuscire in un’impresa simile e il primo italiano in assoluto a vincere la Parigi-Dakar. Edi Orioli ha la stoffa del grande rallysta:  oltre ad andare fortissimo dimostra di avere un grande capacità strategica e nei grandi rally è una qualità che fa la differenza. L’episodio più famoso e che forse lo rappresenta al meglio, è quasi romanzesco.

Una volta, in una tappa di 700km, è in testa e si accorge di essere sulla rotta sbagliata: occorre tornare indietro una trentina di km. Vede che a distanza due rivali lo inseguono e decide di nascondersi, aspetta il passaggio dei due e quando li vede sparire torna tutto solo verso la pista giusta.  Vincerà la tappa con 20 minuti di vantaggio. Avere quella lucidità, essere così freddo e molto sicuro di te non è cosa da tutti….cancellare le proprie tracce e nascondersi come un indiano è roba da Tex Willer!

In un’intervista ha dichiarato: ”lo credo in questo motto: il deserto esalta le cose più solide. Me lo disse un tuareg quando mi fermai dopo una lunga tappa. Vedendomi in moto mi chiese da dove e quando fossi partito: gli descrissi il percorso, quel giorno avevo percorso seicento chilometri. Mi chiese: “Com’è possibile? Io ci metto due settimane e mezzo, col cammello!” Quel tuareg mi ha fatto molto pensare.”

E’ stato anche un grande viaggiatore il nostro Edi; avendo l’avventura nel sangue quando era lontano dalle corse ha cercato lo svago con  i rally solitari nei deserti: nel 2000 la traversata del Tènèrè con la Transalp, nel 2001 l’Atacama nel nord del Cile. Poi la Mongolia, e infine la Transiberiana: da Bologna a Vladivostok con la ST4 Ducati, 14.000 km in tre settimane nel giugno del 2002. Per mettersi alla prova e tracciare una rotta: “Il viaggio per me deve essere interattivo. Quando parto devo vivere il territorio da viaggiatore e non da turista”.

Un grande pilota, un avventuriero, uno sportivo d’eccezione…di un personaggio così si potrebbe parlare fino all’alba, ma domattina si riparte ed è ora di chiudere la tenda. Mi nasconderò dai miei avversari e attraverserò il Ténéré in solitaria fino al traguardo …e mi risveglierò ancora una volta qui al Bivacco.

Buona strada,  dovunque stiate andando.

Rad Sherpa

Foto da; www.google.it