Foto da; www.timeout.com
Categoria: Uncategorized
In ricordo di Charlie, Dusty & Joey
Se ne sono andati tutti e tre nel giro di pochissimi giorni in questo balordo 2021, tre musicisti pazzeschi:
Joey Jordison, icona metal, drummer della crossover band Slipknot, è morto nel sonno il 26 luglio a soli 46 anni, ha aperto la strada ad un’intera generazione di batteristi metal che fanno della super velocità e della tecnica esasperata la loro arma vincente, personalmente non uno dei miei preferiti, ma quando un personaggio del genere ci lascia non possiamo non tributarlo.
Dopo soli 2 giorni è mancato Dusty Hill, il mitico bassista degli ZZ Top, padri del rock blues di stampo marcatamente sudista. Dusty ci ha lasciato a 72 anni il 28 luglio, nel suo Texas, lasciando un’intera generazione di blues-rockers – me compreso – nello sconforto. La morte di Dusty è stata una batosta per chi non si rassegna a vedere sempre più leggende scomparire, lasciandoci soli nel mare di niente che circonda il panorama musicale odierno.
E neanche un mese dopo…Charlie Watts… e chi non lo conosce! Il leggendario drummer ci ha lasciato il 24 agosto a 80 anni mentre con gli Stones era – manco a dirlo – in tour, interrotto per un peggioramento delle sue già precarie condizioni di salute. La morte di Charlie Watts è uno di quegli avvenimenti che fatichi a comprendere, che non ci vuoi credere, e pensi che non è possibile, che doveva essere immortale, che adesso ci dicono che è tutto uno scherzo e torna tutto a posto, e quando purtroppo realizzi che è successo davvero, capisci che niente sarà più come prima e che siamo diventati tutti molto più poveri.
E fanculo a chi dice che non si può vivere di ricordi, per vecchi amanti del rock e del blues come noi rivivere certi momenti, certe situazioni, in questi tempi allucinanti dove conta solo l’immagine e chissenefrega del talento, è l’unico modo per non dimenticare che qualcosa di meglio è possibile.
E allora ciao Joey, ciao Dusty, ciao Charlie…dall’altra parte si divertiranno un mondo ora a vedervi jammare!
Beps the Drummer
Mr. Joey Jordison “Foto da; Pinterest.it”
Mr. Dusty Hill “Foto da; Pinterest.it”
Mr. Charlie Watts “Foto da; Pinterest.it”
Buone vacanze !!!!…………
Time………..
Kadokawa Culture…….
1968…………. P400
Video da; YouTube.com
La gemma di Omar……
Come si fa ad avere il fascino di un chopper “Old-Skool” senza possedere un V-Twin d’annata ?? la risposta è sotto i vostri occhi. La storia di questa “Piccola” – “Grande” Kawa da 175 centimetri cubi e 13 cavalli potrebbe essere snobbata da banali bikers amanti delle grosse cubature, ma non sicuramente da chi in Garage ci ha passato ore, giorni e anni. Per noi del Bears Garage, i progetti sono tali quando trasmettono idea, visione, lavoro e risultato e questa volta siamo davvero entusiasti di condividere con voi il lavoro dell’amico “Tole” Febrian Ramadhan. Nato a Bogor nella provincia di Giava Occidentale, una città di oltre un milione di abitanti, Tole esegue le sue moto in uno spazio indipendente che non prevede ne mega officine ne crew di serie TV, e questo aumenta il senso di questo successo.
Il suo cliente “Omar” voleva una motocicletta piccola, affidabile ma evocativa che racchiudesse dettagli preziosi e collegamenti con la scena custom chopper. Smontato il monocilindrico Giapponese, il lavoro si concentra sul telaio che da un classico mono trave anteriore e ammortizzato al posteriore, diventa rigido “hardtail vintage” trasformazione ottenuta con tubi di moderata sezione che rendono armonioso il telaio che dopo un curato molding si presenta nel classico nero. Il motore moderatamente modificato, lascia il nero ricevuto nel sol levante per essere lucidato in ogni parte metallica. Uno scarico che sormonta i carter termina con un cono aperto in stile Megaphone a destra, mentre a sinistra un bel carburatore classico con collettore laterale e cono in alluminio ci riporta agli anni “70 senza passare dal via.
Nella parte alta del delta ottenuto dal telaio rigido, un fianchetto monolitico ben fatto raccoglie gli elementi dell’impianto elettrico, da qui esce a sinistra il blocchetto chiave “frisco-style”. Ora è giunto il momento di mettere a terra telaio e motore, Tole non ha dubbi per la scelta delle ruote e un paio di cerchioni Akront relativamente da 19 e 18 pollici appoggiano tramite coperture Firestone da 160 e 190 la Gemma a terra. Regolazione classica per la ruota posteriore con mozzo freno/corona sul lato sinistro mentre un mozzo eseguito da Tole per la ruota anteriore non prevede freno come da vecchia Skuola. Forcelle strette con foderi torniti e soffietti a proteggere l’escursione, supporto parafango posteriore in piatto di pregiato allu e sella nera cucita molto elegante sormonta il parafango fino al serbatoio.
A questo punto Tole decide di mettere a frutto tutto il suo sapere in termini di metallo e batte pazientemente parafango posteriore e serbatoio fino ad estrarne una gemma, una dimensione perfetta e una cura maniacale rendono questi due componenti, la cigliegina sul chopper. Con una tonalità dorata che appartiene al custom Indonesiano, un inserimento di foglia d’oro e un lettering sul fianchetto “Cahaya Ilahi”, questo chopper è pronto per riempire di orgoglio il proprietario Omar. A “Tole” Febrian Ramadhan e al suo lavoro vanno i nostri complimenti perché………… In fondo per un chopper sexy ed affascinante bastano anche 175 C.C.
Bravo Tole !!
Bear”34
Tole Motorworks Istagram; www.instagram.com/tolemotorworks/
Immagini di; Ghifara Prayudha
Foto da; www.bikeexif.com
Fire-on……
Il sogno di Ignaz…….
Nato nel 1860 ad Harherim, in Germania, Ignaz Schwinn matura il suo sogno di costruire bicilette sin da ragazzo quando apprendista meccanico lavora in un laboratorio in provincia di Baden. Ma il sogno era troppo grande per rimanere nella vecchia Europa e così emigra negli stati uniti nel 1891 all’ età di 31 anni. Le sue capacità acquisite in Europa le permettono di lavorare in aziende di biciclette ove ha possibilità di conoscere persone e tecnici importanti. Nel 1895 l’ incontro con Adolf Arnold sarà l’ occasione per aprire la prima società fondata a Chicago che porta il nome del meccanico tedesco la; Arnold, Schwinn & Co. Le biciclette alla fine del’ 800 sono il mezzo più rivoluzionario a disposizione delle masse mai costruito e le espressioni sportive iniziano a catturare l’interesse dei consumatori. Sarà proprio su una Schwinn che nel 1896 il primo ciclista professionista Afroamericano Teylor divenne campione del mondo.
Il passaggio nel 1900 viene ricordato per l’inserimento di motori all’ interno dei telai delle diffuse biciclette, Schwinn si lancia anche in questo mondo con l’ acquisto della Excelsior Motor Cycle Co. Un investimento importante che porta il nome di Ignaz Schwinn in tutto il mondo. Nei primi anni trenta la fabbrica di biciclette Schwinn è sinonimo di qualità, ingegneri e meccanici producevano biciclette e motociclette belle e funzionali con concetti innovativi sorprendenti, parafanghi, freni sulle ruote e forcelle con molla. Gli affari per il sognatore tedesco vanno a gonfie vele come il dipartimento tecnico sempre alla ricerca di soluzioni e brevetti.
Il conflitto nel vecchio continente coinvolge anche gli alleati Americani che dal 1943 chiedono aiuti di produzione anche alla Schwinn. Negli stabilimenti ove venivano costruite biciclette e motociclette, iniziano produzioni di dispositivi elettrici top-secret, proiettili, munizioni, parti di aerei e altri componenti. Anche questa esperienza sarà utilizzata per le iconiche biciclette che alla fine del conflitto, tornano ad essere la priorità. Nel 1950 le biciclette Schwinn sono cosa di meglio si possa desiderare e la presenza di parafanghi cromati, clacson, serbatoi portaoggetti, luci anteriori, posteriori e pneumatici a fascia bianca assieme ad altre sciccherie le rendono fantastiche. Tutto questo successo impone a Ignaz di creare una delle reti vendita più articolate del paese, con negozi pieni delle brillanti biciclette desiderio anche di personaggi famosi ed attori che contribuiranno ad un ulteriore promozione.
Anche gli anni 60 saranno pieni di modelli di grande successo, manubri alti, schienali e altre diavolerie rendono queste bici delle piccole custom che dureranno oltre vent’ anni fino all’ arrivo delle BMX. Queste negli anni 80 diventano bici per corse sprint ove evoluzioni e salti portano i ragazzi a compiere prodezze in stile motocross. Schwinn mette in produzione la Predator, tutta cromo e stile race. Un team ufficiale Schwinn BMX Factory le porterà in tutto il paese per le competizioni.
Dagli anni 90 ai giorni nostri, Schwinn è presente con biciclette costruite secondo le ultime tecnologie. Modelli Urban, Mountain Bike, Strada sono presenti in un listino completo che prevede anche un reparto “E”-Elettrico. Assieme ad un progetto che prevede il telaio prodotto in materiale riciclato, il sogno di Ignaz prosegue e le nuove generazioni potranno pedalare un sogno partito nel lontano 1891.
Bear”34
Foto da; https://www.schwinnbikes.com/